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La Trasformazione Digitale delle Industrie 4.0 riparte da Rimini

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C’è una rivoluzione tecnologica nel mondo che si chiama digital transformation ed è quella che ci consentirà di promuovere un nuovo modello di business, una nuova forma di economia e un nuovo modo fare impresa. In un recente studio commissionato da Fujitsu e relativo a 14 Paesi sono evidenziati i fattori che più di altri stanno agendo in questa fase d’innovazione generale e che ne possono accelerare o meno l’avanzamento.

Si tratta del Report “The Digital Transformation PACT, dove PACT sta per “Persone, azioni, collaborazione e tecnologica”. Dai risultati emersi, appare chiaro che al momento mano della metà degli intervisti ha dichiarato di aver “già implementato” progetti di digitalizzazione e che nove su dieci (86%) hanno deciso lo faranno nei prossimi 12 mesi.

Nasce proprio a Rimini strateg.ee, uno studio di Digital Strategists con 20 anni di esperienza verticali sulla Trasformazione Digitale delle Industrie 4.0. È un progetto che vede come investitori Giacomo Arcaro, Giovanni Casagrande e Pietro Zani Massani, i fondatori del primo studio in Europa di Growth Hacking. La startup è nata a Marzo 2017 e vanta già tantissime Industrie soddisfatte che si offrono come sponsor durante il tour organizzato da Confindustria per la stagione 2017 e 2018.

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A preoccupare le imprese, secondo il documento, sono i costi, le scarse competenze e la sicurezza informatica. Come riportato da Industria Italiana: “Sette intervistati su dieci ammettono una carenza di competenze digitali; l’80% afferma che questa lacuna costituisce l’impedimento principale per lo sviluppo di progetti di cyber sicurezza, mentre il 72% sottolinea come i progetti digitali “ombra” rappresentino l’unico modo per concretizzare un’innovazione significativa in alcune aree dell’azienda. L’84% degli intervistati dichiara che la clientela si aspetta che le aziende siano maggiormente digitali, mentre il 71% è preoccupato per la capacità di adattarsi all’intelligenza artificiale”.

 

Riguardo i costi della digital transformation, un’impresa su tre ha dichiarato di aver cancellato un progetto di digitalizzazione negli ultimi due anni, perdendo più di 400 mila euro, mentre nel 28% dei casi siamo di fronte alla rinuncia di un progetto che ha determinato la perdita di oltre 550 mila euro.

 

Nel capitolo dedicato alle imprese italiane (in 150 hanno partecipato all’indagine), la trasformazione digitale del nostro Paese si caratterizza per una maggiore fiducia nelle tecnologie e una maggiore attenzione verso altri aspetti del processo innovativo.

 

Di questi, “la rivoluzione del modello di business e quello dei processi produttivi. Almeno il 40% degli intervistati ha citato questi due aspetti come il principale”.

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Interessante anche la nostra curiosità verso tutto il panorama tecnologico e verso una platea di attori più vasta: “l’Italia presenta uno degli ambiti più assortiti nella considerazione degli elementi che influenzano la trasformazione verso il digitale. Clienti, competitor e partners sono ritenuti alla pari degli altri Paesi tutti elementi influenti per l’adozione di strategie digitali, ma mantengono comunque un’influenza significativa anche i fornitori (23 per cento), i consulenti (22 per cento), così come gli istituti di ricerca e gli esponenti accademici (10 per cento)”.

 

Riguardo all’innovazione tecnologica, invece, più di un quarto degli intervistati ha indicato quest’ultima come la parte più vitale del PACT. Un dato per il quale il nostro paese è secondo solo alla Cina: “non solo le imprese italiane sono inclini a credere nell’importanza determinante dell’innovazione per i loro clienti ma piazzano una enfasi alta più della metà della media sul futuro di tecnologie rilevanti come AI (58%) o Iot (45%), cloud (51 %) e cyber security (61 %)”.

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